I Pasquali
I significati dei pasquali 2025
Brochure Ordine di Sfilata Pasquali 2025
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Pasquale n.1 - Seminatori di speranza
Il campo coltivato, i semi, i germogli, l’albero della vita; il rastrello, lo spaventapasseri e il calendario dell’agricoltore. Con queste rappresentazioni simboliche il nostro pasquale vuole raccontare una storia di speranze e sogni da coltivare.
I bambini sono la chiave per aprire le porte a un futuro pieno di realtà nate da sogni, speranze e desideri. I SEMI che i piccoli portano nel cuore, se coltivati con amore e ascolto, saranno GERMOGLI di un roseo futuro. Come un CAMPO COLTIVATO anche i bambini hanno però bisogno di attenzioni e cure prima di poter donare alla comunità un “buon raccolto”.
Se l'acqua della parola di Dio nutre le loro anime, è il calore dell’amore di chi li accompagna a scaldarne i cuori.
Come il RASTRELLO toglie le erbacce, o come lo SPAVENTAPASSERI protegge il campo dai predatori, il compito degli adulti è quello di guidare e proteggere i bambini in un mondo colmo di insidie e tentazioni. Un compito diffi cile ma necessario per salvaguardare il ciclo della speranza. Ovviamente, come ben ci ricorda il CALENDARIO DELL’AGRICOLTORE, ogni cosa ha il suo tempo. Pazienza, impegno e fi ducia saranno necessari giorno dopo giorno e stagione dopo stagione per consentire all’ALBERO DELLA VITA di portare buon frutto.
Dio veglia sul mondo come l’agricoltore dà la vita ai campi. Chi ama e chi coltiva con cura le speranze dei più piccoli rende il mondo ogni giorno migliore.
I bambini sono il seme del futuro. Se nutriti con amore, domani sapranno regalare un presente pieno di luce.
Nel sacchettino troverai dei semi di girasole.
Affida i semi alla terra e prendine cura.
Così facendo, sarà un po’ come dare acqua
e luce ai nostri intenti.
Ogni fiore che nascerà porterà con sé un simbolico frammento delle nostre speranze.
Pasquale n°1 - Buglio
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Pasquale n.2 - LANCIO NELLA VITA
"Lancio nella vita" è un flipper che invita i giocatori a riflettere sul viaggio della vita attraverso una lente di spiritualità e valori fondamentali. In questo gioco, le parole non sono semplici punteggi, ma rappresentano i principi che guidano le nostre esistenze: pace, amore, fraternità, speranza e preghiera. Ogni volta che la pallina passa su uno di questi termini, il giocatore è incoraggiato a meditare su come questi valori possano influenzare le proprie scelte quotidiane e le relazioni con gli altri.
I legnetti che ostacolano il percorso della pallina così come le buche, simboleggiano gli eventi della vita, in particolare le sfide e le fatiche che tutti noi affrontiamo. Questi ostacoli ci ricordano che, nonostante le avversità, abbiamo sempre la possibilità di rialzarci e di cercare la luce nei momenti bui. Ogni lancio è un'opportunità per riflettere su come affrontiamo le difficoltà e su come possiamo trasformarle in occasioni di crescita personale e spirituale.
Infine, troviamo il pane, il vino ed il calice con l’ostia, simboli profondi della fede e della comunità. Questi elementi rappresentano la condivisione, la nutrizione spirituale e l'importanza della comunità nel nostro cammino. Raggiungere questo traguardo significa riconoscere che, nonostante le sfide, la vita è un dono da celebrare e condividere con gli altri.
"Lancio nella vita" non è solo un gioco, ma un invito a vivere con consapevolezza, a coltivare i valori che ci uniscono e a trovare la forza per affrontare le difficoltà con fede e speranza.
BUONA PASQUA!
Pasquale numero : 2
Reparto Buglio
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Pasquale n.3 - Risorgeremo
Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta cosi violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora,
accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura,
uomini di poca fede?»
Matteo 8:24-26
Cos’é la nostra vita senza fede?
La risposta é rappresentata dal nostro pasquale.
La nostra vita, la vita di ogni cristiano, é caratterizzata costantemente da molte difficolta, ostacoli da superare e tentazioni
alle quali resistere; una barea mossa dal vento in balia delle onde.
Questa barca, inoltre, non presenta una forma tipica me ¢ quasi simmetrica. Essa é caratterizzata da una prua e da una
poppa che sono quasi simmetriche e, questa caratteristica, la rende ancora pit ingovernabile; si pud muovere sia in avanti
che indietro.
Ai due alberi di questa barca sono fissate due grandi vele, costantemente in movimento e soggette alla spinta di venti
energici che non danno tregua e non permettono un sereno navigare.
La rotazione in senso opposto di questi due elementi vuole dunque rappresentare la contrapposizione dei due concetti che
simboleggiano: la morte ¢ la resurrezione di Gest.
Le vele, che hanno il compito di muovere il nostro viaggio, sono ricoperte di immagini e, richiamando diverse celebri
opere d’arte, vogliono ricordare il percorso che ha caratterizzato la vita di colui che oggi ¢ risorto: II Figlio di Dio.
L’impiego di opere d’arte non é casuale. L’arte, sfruttando il linguaggio universale delle immagini, ha da sempre avuto
Vimportante funzione di trasmettere messaggi, insegnare e raccontare eventi e, anche in questo caso, le opere
rappresentate, hanno un ruolo fondamentale.
La prima vela, sormontata dalla eroce, evidenzia gli episodi che hanno portato alla morte del figlio di Dio: dall’ Ultima
Cena, alle tappe della via crucis fino alla sua crocifissione.
La seconda vela, invece, presenta alla sua estremita una colomba, simbolo pasquale della resurrezione di Cristo. Questo
elemento, attraverso la Deposizione dalla croce ¢ \a Pieta vuole valorizzare il percorso, celebrato in questo giorno di
Pasqua, che porta dalla morte di Gest fino alla sua Resurrezione.
Le tecniche artistiche impiegate, inoltre, permettono di valorizzare, anche a livello cromatico, il percorso ascendente che
ci conduce dalla morte alla risurrezione. | primi eventi sono infatti rappresentati con materiali e colori che trasmettono
sensazioni pil cupe ¢ spente mentre, seguendo cronologicamente la narrazione degli eventi, ci si accorge che, via via, le
tinte si fanno sempre pit vive e brillanti raggiungendo il loro apice nel dipinto a colori che rappresenta la Resurrezione.
Sono questi esempi tratti dalla vita di Cristo che ci devono guidare, che devono condurci alla nostra Pasqua.
Su questa simbolica barca che rappresenta la vita trovano il loro spazio e si muovono inoltre gli uomini che, anche se
diversi tra loro e con differenti ruoli, vivono indistintamente e costantemente in balia delle onde.
Cosa pud salvare loro dalla tempesta?
Come riporta Matteo nel proprio Vangelo, é solo la fede cid che pud salvarci, I’elemento che pud stabilizzare il nostro
viaggio, la nostra ancora.
Quanto pit la nostra fede ¢ forte e radicata, tanto pil potra, muovendo dei complessi ingranaggi, scendere in profondita
e, affrancandosi al terreno, impedire il nostro naufragio.
Sono le nostre scelte, i nostri comportamenti che, se adeguatamente mossi dalla fede, ci permettono di concludere il nostro
viaggio conducendoci a cid che ogni cristiano aspira: La Resurrezione.
In questo giorno di Pasqua, il nostro messaggio vuole essere un augurio sincero rivolto a tutta la Comunita affinché un
giorno il nostro viaggio si concluda in un porto sicuro e tutti... RISORGEREMO.
Pasquale n.3 Reparto Buglio
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Pasquale n.4 - L'obiettivo di Dio
Nel mondo dei selfie e delle foto, abbiamo pensato di rappresentare Dio sotto forma
di una macchina fotografica. All’interno dell’OBIETTIVO raccontiamo la storia di Noè:
la necessità di evitare il male e di seguire il bene, il valore della vita, la cura per ogni
essere vivente e per il creato in generale.
Quando Dio vide che il male e la violenza avevano danneggiato il mondo disse a Noè:
“Un grande diluvio presto coprirà tutta la Terra. Costruisci un’arca per te, la tua
famiglia e gli animali.” (Genesi 6, 14-22). L’arca di Noè, nel racconto biblico, è una
grande imbarcazione che simboleggia speranza di salvezza e protezione dal male. Per
questo motivo nel nostro Pasquale le abbiamo assegnato una posizione dominante.
Gli esseri viventi, invece, sono stati realizzati attraverso la minuziosa arte degli
origami. Quest’arte piega la carta per creare figure secondo precise regole
geometriche. La carta è un materiale fragile che a volte si spezza e perde la sua
essenza ma, poi, attraverso l’arte del riciclo, risorge. Così, gli esseri umani, a volte, si
fanno corrompere dal male ma, poi, chi crede nell’alleanza con Dio, riesce a sfuggirgli
e ad ottenere la salvezza spirituale.
Dopo il diluvio, Noè inviò sulla terra una colomba. Quando non la vide tornare, capì
che poteva far uscire gli animali dall’arca: la terra era risorta e gli esseri viventi
potevano riprodursi (famiglie di animali). Fu allora che Dio sancì l’alleanza con l’uomo:
“Pongo il mio arco sulle nubi, segno di alleanza tra me e la terra.” (Genesi 9, 12-13).
In questo giorno di rinascita, vogliamo risvegliare in tutti Voi la necessità di fare del
bene. Dio è risorto per Noi e Noi, per raggiungere L’OBIETTIVO, dobbiamo splendere
della sua “luce giusta” e contagiare il prossimo.
Immortalate il Vostro (ri)scatto di bene e diffondetelo taggando il nostro pasquale!
Buona Pasqua!
Pasquale n. 4
Reparto Combo
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Pasquale n.5 - A rete guardando Dio
Chiunque di noi è cresciuto giocando a palla. Durante i primi mesi di vita si giocava a palla con i propri genitori, poi con i fratelli e le sorelle e, infine, con gli amici, in oratorio, si è arrivati a disputare le prime vere partite. Che divertimento!
Papa Francesco ha definito il gioco con la palla “la pedagogia dell’armonia”: un’educazione basata sull’armonia per lo sviluppo autentico della persona. Quest’immagine sintetizza il valore di un giocattolo povero ma ricchissimo, dove i giocatori, di ogni livello e condizione sociale, si uniscono per ottenere un risultato comune. La palla da calcio, in particolare, è stata realizzata come la “pelota de Trapo” argentina: una palla di pezza, fatta di stracci con cui i bambini giocano a calcio nelle aree povere del mondo.
In ogni sport in cui c’è una palla, c’è anche un gioco di squadra dove, per vincere, oltre all’impegno ed ai sacrifici di ognuno, ci si deve fidare dei propri compagni, ci si deve conoscere e riconoscere con lo sguardo. Se avessimo più cura dei nostri sguardi e, soprattutto, se aprissimo l’occhio del cuore, vedremmo cose apparentemente invisibili, come i fili di una rete che, nonostante quel che sembra, si legano gl’uni agli altri diventando forti ed invincibili. Quella stessa rete che divide il campo, diventa per l’intera umanità l’oggetto a cui aggrapparsi per trovare la vittoria: la strada giusta per raggiungere Dio, per arrivare in alto e farsi travolgere dall’amore incondizionato. Quell’amore che non ci abbandonerà mai, forte della speranza di vita nuova e fondamento della Pasqua.
Insomma, come dice Papa Francesco “è importante lavorare in squadra, studiare con gli altri compagni, percorrere insieme il cammino della vita. Quando si gioca in team, si cresce. E, quando si gioca in squadra, la competizione, invece di essere conflitto, è seme di pace”.
La nostra squadra ha un unico capitano: Cristo Redentore e, con lui al comando che ci accoglie a braccia aperte, siamo sicuri che vinceremo ogni partita.
Buona Pasqua!
Pasquale n. 5
Reparto Combo
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Pasquale n.6 - Divitiae animae (La ricchezza dell'anima)
La ricchezza dell’anima
Quest’anno, con il nostro pasquale, vogliamo far comprendere a tutti voi la carità e la dedizione del
pettirosso, una creatura dalle mille virtù e protagonista di molte vicende piene d’amore, altruismo e
coraggio.
Per farvi entrare nel vero significato del nostro pasquale, abbiamo deciso di raccontarvi la leggenda sulla
quale è basato tutto il nostro lavoro: una storia che narra di un uccellino molto coraggioso che aiutò
Gesù in uno dei suoi momenti più bui.
“Gesù era sulla croce, sul suo capo giaceva una corona di spine che gli provocavano molto dolore. Un uccellino che
volava poco distante, vedendone la sofferenza, sentì tanta pietà, perciò gli si avvicinò e con il becco iniziò a levare
alcune di quelle spine. Mentre le toglieva, delle gocce di sangue gli macchiarono il petto. Quel giorno le piume
dell'uccellino caritatevole, da sempre grigie, si dipinsero di rosso. L'uccellino tentò invano di lavarsi in uno specchio
d’acqua, ma infine capì che quello era segno di una benedizione di Dio. Le piume rosse rimasero per sempre per
testimoniare l'amore e la compassione che il pettirosso aveva dimostrato verso il prossimo”
Da questo racconto emergono il coraggio e la bontà del cuore del pettirosso, nonché la consapevolezza
di fare del bene nei confronti del prossimo semplicemente per benevolenza, non per ricevere qualcosa
in cambio. Dovremmo tutti prendere esempio da questo uccellino e aiutare gli altri solo per amore
incondizionato.
Matteo 5, 38-45 Da' a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle.
Molte volte questo animaletto viene interpretato come un messaggero che guida colui che è in difficoltà
verso nuovi inizi, incoraggiandolo a superare le difficoltà. Lo dimostra la sua capacità di cantare anche
durante l’inverno. Infatti, anche nei momenti più duri, c’è spazio per la speranza.
Galati 6:9-10 Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello
pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo
Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna. Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo,
mieteremo a suo tempo. Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma
specialmente ai fratelli in fede.
Come si può notare, all'interno del nostro Pasquale abbiamo inserito vari elementi oltre al pettirosso e a
Gesù: l'acqua, emblema di purezza, è contenuta all'interno del laghetto, simboleggiante lo specchio
d’acqua in cui il pettirosso ha cercato di pulire le sue piume e richiamante con la sua forma le gocce di
sangue con le quali l’uccellino si è macchiato il petto. Il calice traboccante d’acqua rappresenta il sangue
di Cristo che ha macchiato per sempre le sue piume. La corona di spine è invece simbolo della passione
di Cristo e rappresenta la sofferenza patita nei suoi ultimi giorni di vita.
Sul nostro pasquale abbiamo anche inserito dei fiori, come il croco, simbolo di nuovo inizio, rinascita e
speranza; la stella alpina, emblema di purezza, forza e resistenza poiché nasce e sopravvive in ambienti
difficili; la rosa rossa, metafora dell’amore con riferimento al sangue versato da Gesù Cristo.
Atti 20:35 In ogni cosa vi ho mostrato che, lavorando così, bisogna soccorrere i deboli, ricordandovi
delle parole del Signore Gesù che disse: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere ”
Buona Pasqua a tutti voi dal pasquale N°6!!
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Pasquale n.7 - Viva Francesco
Pasquale n° 7- Reparto Combo
Il nostro Pasquale vuole essere un augurio di Resurrezione,
per noic per tutti.
Al centro ¢’é Papa Francesco, che ci insegna che il cuore del Vangelo
é la misericordia. Cioé: anche se dentro di noi ci sono
ferite, errori, fatica... Dio non si arrende mai con noi.
Ci prende per mano, ci aiuta a fare pace con il passato, e ci dice:
“Puoi sempre ricominciare, c’é una luce che ti aspetta.”
Abbiamo collegato questo messaggio al Giubileo della Speranza,
perché nessuno é escluso dalla possibilita di rinascer
Anche noi, nel nostro piccolo, lo vediamo:
x ci sono giorni difficili, ma poi basta una parola giusta, un amico vero,
x
un gesto buono... e qualcosa dentro cambia.
E rinasce.
Tutto questo lo abbiamo rappresentato nel nostro Pasquale
con cinque passaggi: y
*La Ferita, perché nella vita tutti portiamo dei segni. *
“La Morte, che € quando ci si ferma e sembra finita. ¥
*L’Incontro, con chi ti tende la mano ¢ ti salva.
*La Speranza, che riaccende la voglia di crederci ancora.
*La Rinascita, perché dopo il buio arriva sempre qualcosa di nuovo.
Ci siamo ispirati alla canzone di Tricarico, “lo sono Francesco”.
Parla di un ragazzo che a causa di una brutta esperienza a scuola conosce
il dolore e la depressione.
PerO, quando tutto sembra restare al buio, incontra qualcuno che lo
salva, e cosi qualcosa dentro di lui si accende.
Anche noi ci sentiamo cosi: pieni di sogni, domande, e voglia di trovare la
nostra strada vera con l'aiuto di una parola buona.
Alla fine della canzone si sente che tutto cambia,
E anche noi lo diciamo forte:
VIVA FRANCESCO! VIVA LA SPERANZA! *
Questo pasquale è il nostro modo di di Resurrezione non è solo una cosa del passato, ma è ogni volta che qualcuno sceglie di non mollare, di credere, di ripartire nel bene anche con le cicratici!
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Pasquale n.8 - Credi, spera, ama!
Per il nostro Pasquale ci siamo ispirati a una frase che ci è rimasta in testa:
“Anche i pesci risalgono alla fonte, controcorrente.”
Eh sì, perché a volte nella vita è proprio così.
Non è facile, devi faticare, magari tutti vanno in una direzione e tu senti che la tua strada è un’altra. Però se credi davvero in quello che sei e dove vuoi arrivare, vale la pena nuotare contro.
Abbiamo costruito questo Pasquale pensando al Giubileo della Speranza, che abbiamo rappresentato con questa porta Santa, che ci ricorda che ognuno può ricominciare, anche se si è perso, anche se ha paura.
Perché la speranza è più forte di tutto, e non è solo un’idea: è una forza che ti spinge avanti.
Sul nostro percorso abbiamo messo tre simboli forti, che non sono lì per caso:
• La Croce, che è la fede: credere anche quando è difficile.
• L’Ancora, che è la speranza: tenere duro, anche nelle tempeste.
• Il Cuore, che è la carità: amare per davvero, senza calcoli.
Sono le virtù teologali, regali che vengono dall’Alto, e che ci aiutano a guardare più in alto, a non rimanere schiacciati dalle cose brutte, ma a camminare con fiducia.
Come i pesci che risalgono il fiume, anche noi non vogliamo farci trascinare.
Vogliamo tornare alla fonte vera, a ciò che conta davvero.
E il nostro augurio con questo Pasquale è proprio questo:
Credi, spera, ama. Sempre. Anche quando è difficile. Anche controcorrente.
Questo Pasquale è la nostra voce, il nostro cammino, la nostra speranza.
Buona Pasqua!
Pasquale n. 8 Reparto Combo
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Pasquale n.9 - Francesco: Fratello Universale
San Francesco d’Assisi è stato uno dei santi più amati nella Storia della Chiesa.
Nato in una ricca famiglia ad Assisi, rinunciò ai beni materiali per vivere in povertà e seguire il Vangelo. Fondò l’Ordine dei Frati Minori, ispirando una vita di umiltà, pace e amore per la natura. Ricevette le stigmate nel 1224 e morì due anni dopo. Fu canonizzato nel 1228. Il suo messaggio ha lasciato un’impronta profonda sulla spiritualità cristiana e sull’identità italiana.
San Francesco d’Assisi è spesso visto come ponte tra culture e fedi diverse, grazie al suo spirito di pace, dialogo e amore universale. In molte interpretazioni moderne e spirituali, viene collegato all’idea di unione tra le cinque grandi religioni: Cristianesimo, Induismo, Ebraismo, Buddismo e Islamismo.
Questo concetto di unione viene rappresentato dagli archi, simbolo di ponte tra queste religioni.
Il Tau rappresenta la salvezza e l'amore che Dio offre per tutta l'umanità. Cristo, con la potenza dello Spirito, salva l'uomo di ogni cultura, religione, tradizione e lo chiama a vivere da figlio di Dio e da fratello per gli altri.
La forma del Tau, ricordando un uomo con le braccia aperte, come un abbraccio, è segno di unità e di comunione. Francesco lo sceglie come simbolo di incontro (il Tau "T" è l'unica lettera presente nei tre alfabeti: latino, greco e ebraico) e quindi di possibile comprensione tra i popoli, dentro il vero linguaggio universale che è l'amore.
Ma Francesco ci ricorda anche altro: l'Amore di Cristo non salva solo l'umanità, non apre soltanto strade di dialogo e di pace.
Dio, facendosi uomo-creatura, santifica e salva dal nulla l'intera creazione rappresentata dai quattro elementi (fuoco, terra, acqua e aria) e cantata da Francesco come sorella (il Cantico delle creature).
I simboli negli angoli rappresentano infatti i quattro elementi.
Il fuoco è rappresentato dal braciere, l’acqua dall'anfora, l’aria dal mulino che indica il colore dei cinque reparti e la terra dal giglio.
Tutto è chiamato a fiorire e i cerchi concentrici che si irradiano, rappresentano l'Amore che viene donato e partecipato all'intero Universo.
Le facciate dell'esagono raffigurano i simboli delle cinque religioni e lo stemma di Bormio, rappresentando l'unione dei cinque reparti, esprime il nostro desiderio di camminare come Comunità aperta e armonica.
Le parole riportate sui fianchi dei quattro archi sono le parole chiave che ci aiutano a leggere la luminosa testimonianza di San Francesco e a tessere una Pace reale (rappresentata dalla Colomba):
- fratellanza: rispetto per le persone in quanto creature amate dall'Unico Padre.
- umiltà: rinuncia all'orgoglio e all'egoismo per lasciare spazio alla novità di Dio e alla novità del prossimo
- unione: c'è un legame profondo che bisogna saper riconoscere e custodire
- speranza: tutto è nelle mani del Padre e in Lui tutto trova luce e vita per sempre
- tolleranza: l'accettazione e il rispetto delle differenze è fondamentale per comprendere e arricchire la propria identità
- castità: vivere le relazioni con purezza e senza possesso
- obbedienza: rinuncia all'idea di decidere da soli, sapendo che si possa crescere solo ascoltando qualcuno di più grande (un Maestro)
- povertà: libertà interiore per non attaccare il cuore alle cose che passano
Abbiamo deciso di offrire in regalo degli origami rappresentanti dei Gigli. Sono il segno di una Vita Semplice da riscoprire e da fare fiorire, nella luce di Dio, nella purezza degli sguardi.
Francesco, Fratello Universale, ci dice che è possibile.
Pasquale n°9 - Reparto Combo
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Pasquale n.10 - Aquila ascendendo
“Egli, ascendendo al cielo dopo la sua risurrezione, fu elevato in alto come aquila. Egli dunque è
per noi tutto questo insieme: uomo per la sua nascita, vitello per la sua morte, leone nella sua
risurrezione, aquila nella sua ascensione al cielo (fuit homo nascendo, vitulus moriendo, leo
resurgendo, aquila ascendendo).»
(Ireneo, Contro le eresie)
Tra le particolarità che rendono l'aquila un volatile unico ed emblematico spiccano la capacità di
fissare il sole senza accecarsi e l'abitudine di portare con sé i propri figli verso l’alto, abituandoli
sin dalla tenera età ad osservare la luce. Proprio questo metodo, che potrebbe risultare
inconsueto e insignificante, si presta a richiamare ciò che avviene nella Pasqua. La sconfitta della
morte per opera di Cristo durante la Passione assicura la nostra vita spirituale: infatti, ascendendo
al cielo e ricongiungendosi a Dio, Egli si prende cura del popolo cristiano e lo conduce in salvo,
nello stesso modo in cui l’aquila innalza la sua prole verso il sole.
La speranza dei fedeli nella resurrezione accresce e si fortifica attraverso la preghiera, pratica
fondamentale per rendere possibile il passaggio dal peccato alla grazia. Dunque, per essere
inclusi nel disegno di salvezza che è stato tracciato per noi e spiccare il volo sulle ali della fede,
occorre compiere prima un altro percorso.
Preparandoci alla Pasqua e ricordando gli eventi della Passione accettiamo di diventare radici del
Suo operato e di contribuire all'equilibrio del Suo progetto. Si crea quindi un intreccio fra il nostro
cammino e le fasi più importanti della vita di Cristo, ed è proprio questa sovrapposizione a
rafforzare l'impegno nella sconfitta delle cattive abitudini che minacciano la nostra quotidianità.
Oltre a questo, in occasione del Giubileo, siamo chiamati ad intraprendere un tortuoso e ripido
cammino interiore volto al miglioramento di noi stessi.
“Con le sue ali ti coprirà, e sotto le sue ali ti rifugerai" (Salmo 91: 8-9).
Ponendo il nostro sguardo verso l'alto nel corso della nostra scalata, troveremo sempre la forza di
proseguire e la consapevolezza di essere protetti. In Cristo, come aquile, vinciamo anche i
serpenti, poiché il Suo sacrificio, valorizzato dalla nostra preghiera, trionfa sul male, così come in
natura l’aquila è predisposta a sconfiggere il serpente.
Accettando il dono di camminare sopra la Sua potenza, riusciamo quindi a valicare le montagne
che ci ostacolano per poi spalancare le porte che interrompono il nostro viaggio. Avvicinandoci
all'obbiettivo della nostra salita, la riconciliazione dei peccati, notiamo ancora una volta di non
essere soli. Poiché prima di essere aquila, Cristo si fa leone e, compiendo il suo ultimo passo,
quello della resurrezione, ci viene incontro supportandoci nel gesto più importante: l’apertura della
Porta Santa.
"Di lunghi giorni lo sazierò e gli farò vedere la mia salvezza" (Salmo 91: 35-36).
Completato il passaggio finale, possiamo quindi raccogliere e vedere con concretezza il frutto
della nostra preghiera. Infatti, al termine del nostro cammino, oltre ad essere pronti a vivere la
Pasqua ricevendone il messaggio, lo condividiamo riflettendone la fiducia a noi trasmessa,
divenendo quindi "Pellegrini di speranza".
Questa speranza nasce e si protende nella preghiera così come una sorgente d'acqua sgorga
dalla cima e scorre verso valle, prodigando vita alla radice di tutto ciò che viene avvolto dal suo
flusso e infine logorando con la sua tenacia la roccia con cui si scontra.
Tuttavia, anche il corpo del serpente arriva a raggiungere la vetta del monte, e proprio lì, dove il
peccato umano ha raggiunto il suo apice, dove l'uomo ha ceduto alla crudeltà crocifiggendo il
figlio di Dio, l'aquila si adagia imponendosi su tutto ciò che la circonda. La serpe maligna è già
stata sconfitta prima di arrivare a mordere la propria coda e dunque la sua volontà di racchiudere
il male sulla Terra è fallita, ma la sua presenza ed i segni del suo passaggio rimangono.
Proprio questi ultimi, in contrasto con i simboli della speranza, della preghiera e dell'operato di
Cristo, vanno a costruire la montagna utilizzata come nido dall'aquila, ormai vittoriosa e destinata
ad ascendere al cielo, ma pur sempre inarcando le sue ali attorno a noi, proteggendoci.
Buona Pasqua!
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Pasquale n.11 - Come chicchi di grano
Il giorno di Pasqua rappresenta per noi cristiani un giorno di rinascita, il giorno di passaggio dalle tenebre alla luce, dal peccato alla Grazia, dalla morte alla Resurrezione. Proprio in questa giornata, vogliamo lanciare un messaggio positivo, rivolgendoci alla comunità, riportando la nostra riflessione riguardo alla realizzazione di noi stessi come delle spighe di grano trasformate in farina, per dar forma al pane e al Corpo di Cristo.
Il grano, nella Scrittura, è spesso immagine della vita donata, della promessa di fecondità, della chiamata alla trasformazione. Gesù stesso, nel Vangelo di Giovanni, ci dice: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24).
Questo versetto racchiude il mistero della Pasqua: Cristo, come un seme caduto nella terra della nostra umanità, è passato attraverso la sofferenza e la morte per portare vita nuova nella Resurrezione.
Prima di diventare pane, il grano deve essere macinato nel mulino, un luogo di trasformazione dove il chicco, nella sua forma grezza ed originaria, viene lavorato, setacciato e reso più fine fino a diventare farina. Questa immagine, oltre a richiamare il celebre reparto di Combo storicamente noto come “Il granaio di Bormio”, rappresenta simbolicamente il cammino della nostra purificazione: così come il grano attraversa la macina, anche noi, attraverso le prove della vita, la sofferenza e il sacrificio, siamo lentamente trasformati, raffinati nella fede, liberati da ciò che è superfluo e resi capaci di accogliere la grazia di Dio.
Oggi ci troviamo a vivere in un mondo in cui il bene e il male convivono, dove la purezza della fede è spesso chiamata a confrontarsi con le fragilità e le contraddizioni della vita.
Tuttavia, la promessa della Resurrezione ci dona una certezza: arriverà il tempo della mietitura, il momento della piena redenzione, in cui ciò che è autentico e buono sarà distinto da ciò che è corrotto, e il grano sarà raccolto nel granaio del Signore. Come ci ricorda Gesù nella parabola del grano e della zizzania: “Lasciate che l’uno e l’altra crescano insieme fino alla mietitura” (Mt 13,30). Questo ci invita a non fuggire le difficoltà, ma ad attraversarle con fiducia, riconoscendole come passaggi necessari per essere purificati interiormente e per crescere nella fede e nell’amore.
Dobbiamo quindi lasciarci modellare da Cristo, entrando con corpo e anima nel suo “mulino” per permettere che la sua Parola ci purifichi, che la sua grazia ci trasformi. Come il grano si lascia macinare per diventare pane, così noi siamo chiamati a lasciarci lavorare dal Signore, a lasciarci spezzare nell’orgoglio, nella durezza del cuore, per diventare dono per gli altri.
San Paolo, nelle sue lettere ai Corinizi, ci ricorda che la Pasqua è il tempo della rinascita, “il tempo in cui le cose vecchie sono passate e ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17): anche noi, guardandoci allo specchio, siamo chiamati a un processo di trasformazione interiore, come il grano, affinché il nostro cuore si purifichi e diventi pane buono, capace di nutrire gli altri e di essere parte viva del Corpo di Cristo.
Oggi, nel giorno della Resurrezione, vediamo il mulino della nostra vita non come uno strumento di fatica, ma come segno della misericordia di Dio che ci modella, purifica e rende capaci di portare frutto. Il grano che diventa pane rappresenta la nostra vita cristiana: siamo chiamati a trasformarci, diventare nutrimento per il mondo e testimoni della luce del Risorto.
E con la speranza della mietitura finale, camminiamo insieme con fiducia, certi che il Signore raccoglierà il buon grano nel suo Regno, accogliendo coloro che hanno permesso alla sua grazia di operare in loro.
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Pasquale n.12 - Fiorisce la Vita
La Pasqua è il tempo della vitoria della vita sulla morte, della luce che sconfigge le tenebre, della speranza che si rinnova per tuta l’umanità.
I fiori incarnano il senso più autenico della Pasqua: la rinascita. Come i fiori che sbocciano dopo il rigore dell’inverno, così il popolo di Dio, atraverso la Pasqua, è chiamato a rifiorire nella luce della fede e della speranza.
Il cesto di vimini, che accoglie questa moltitudine di fiori, rappresenta l’umanità raccolta nell’amore di Dio. Da esso si sviluppano due elemeni: la vite, con i suoi grappoli d’uva, e la spiga di grano. La vite richiama Cristo stesso, che dice «Io sono la vera vite» (Gv 15,1), fonte di vita per i cristiani. La spiga, invece, rimanda al pane spezzato e condiviso, al sacrificio di Gesù che si offre per la salvezza del mondo: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51). Il sacrificio di Gesù è richiamato anche dalla presenza dei perossi. Infatti, secondo la tradizione crisana un uccellino si sarebbe avvicinato a Cristo crocifisso per cercare di liberarlo dalla corona di spine. Nel farlo, si macchiò il peto con il Suo sangue, acquisendo così il caraterisco colore rosso che ancora oggi lo contraddisngue.
Nel punto in cui la vite e la spiga si incontrano, avviene una trasformazione: la vite diventa vino, e quindi calice, e la spiga si fa osa, segni visibili dell’Eucarisa, il sacramento in cui Cristo connua a donarsi ai creden. Atraverso il vino e il pane consacra, la Sua presenza diventa reale, nutrendo l’anima e unendo l’umanità in un’unica comunione con Dio.
Ma Dio non si manifesta solo nell’Eucarisa: Egli è costantemente presente, anche quando non riusciamo subito a riconoscerlo. Infa, ad un’occhiata superficiale, la croce rimane invisibile, ma osservando da un’altra prospeva, grazie alla disposizione degli elemen la si individua con chiarezza. Questo detaglio è un invito ad andare oltre l‘apparenza: spesso il disegno divino non è subito comprensibile, ma si svela con il tempo a chi sa guardare con speranza.
«Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo comprenderai dopo» (Gv 13,7).
Dio è sempre accanto a noi, anche nei momen di dubbio e difficoltà, e il cammino della fede richiede uno sguardo atento e fiducioso per riconoscerne la presenza.
Questa è la nostra rappresentazione del mistero pasquale: la croce che si rivela, il pane e il vino che nutrono l’anima e il sacrificio che si trasforma in vita nuova. I fiori, con il loro rifiorire e la loro bellezza, ci ricordano che la Pasqua è il tempo della rinascita spirituale, della speranza rinnovata, del cuore che si apre alla luce della Risurrezione. E' così che fiorisce la Vita: la presenza del Signore si manifesta nella bellezza della fede, nell’Eucarisa e in ogni gesto d’amore.
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Pasquale n.13 - Su ali d'aquila
L’anno 2024 per il nostro gruppo è stato davvero complesso: un anno segnato da un evento
imprevisto, irrazionale e illogico, accaduto il 29 maggio. Un evento che ci ha lasciati senza parole,
che ci ha messi di fronte a interrogativi profondi, a momenti di riflessione e confusione. Eppure, in
mezzo a questo smarrimento, qualcosa di misterioso ci ha fatto intravedere che la Vita può fiorire
anche dove sembra regnare solo la morte.
Il nostro pasquale di quest’anno è un invito a intraprendere un percorso: il cammino della vita
cristiana. Un percorso che ci chiede di salire, passo dopo passo. Si parte dal basso, dalla vita
terrena di ogni uomo, segnata dal limite del dolore e della morte. Ma lungo il cammino, siamo
accompagnati e sorretti da Cristo, che con la sua Pasqua ci dona la Vita nuova.
Il viaggio comincia dal sacramento del battesimo: è qui che siamo salvati dal potere del male,
dove il peccato viene lavato dalla grazia. L’acqua battesimale sgorga anche sul nostro pasquale,
affiancata da stelle alpine, simbolo di purezza e del miracolo della vita che riesce a crescere anche
in condizioni estreme. Al centro del percorso incontriamo una piazza. Qui la fede del cristiano è
messa alla prova. La piazza è spaccata in due: da una parte, l’acqua battesimale che scorre in
una vasca, segno di chi desidera continuare a camminare verso il Signore; dall’altra, siamo dentro
una vela di parapendio. Ma il suo volo non è ascendente: è un’illusione, un volo fugace che scende
verso valle. È il volo della superbia, dell’uomo che pensa di poter bastare a sé stesso. Senza la luce
della fede, anche la nostra vita tende verso il basso.
In opposizione al parapendio, troviamo un chiodo da roccia. È divenuto per noi segno di morte, da
quel 29 maggio, quando quel chiodo non ha retto e Ale e Simo sono precipitati. Di fronte a questa
morte, ci siamo posti mille domande. Schiacciati dal dolore, la nostra fede ha vacillato. Ma proprio lì,
nel momento più buio, quando lo sguardo era rivolto verso terra, abbiamo intravisto, al centro della
piazza, una rosa dei venti. Essa indica la via dell’amore, l’unica che può vincere la morte. La rosa
dei venti punta verso una scala, l’ultimo tratto del nostro percorso. Salendo, si arriva alla croce di
Cristo, che ha vinto la morte con l’amore. Al suo centro, un cuore pulsante, simbolo di una vita
che si muove e che ci invita ad annunciare con gioia la Pasqua. Questa croce non nasce nel
vuoto: fiorisce proprio dal chiodo da roccia. È il segno del Risorto, che sconfigge la morte. È qui
che comprendiamo: Ale e Simo sono vivi, e vivono in Lui.
Solo adesso, giunti in cima, ci accorgiamo di essere sopra un’aquila: possiamo finalmente volare
verso il Cielo. Perché, anche nel dolore più grande, il Signore è con noi, ci rialza, ci guida, e ci fa
brillare.
Come canta il Salmo 91:
“E ti rialzerà, ti solleverà,
su ali d’aquila ti reggerà,
sulla brezza dell’alba ti farà brillar
come il sole, così nelle sue mani vivrai”
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Pasquale n.14 -Pasc' qua di bòcia (Pasqua dei Bambini)
Per noi bambini, o meglio, per noi bòcia (così magari impariamo un po’ il dialetto…) la Pasqua significa uova di cioccolato, coniglietti e chi ne ha più ne metta!
Se pensiamo che, queste cose che ci piacciono tanto, non c’entrino niente con la Pasqua cristiana ci sbagliamo di grosso. Infatti uova e coniglio sono due dei simboli della Pasqua per la Chiesa e sul nostro pasquale, oltre ai nostri preferiti, abbiamo rappresentato anche gli altri. Proviamo a spiegarvi il significato di ognuno:
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L'UOVO
L’uovo per i cristiani è il simbolo della vita e della nascita. Per i cristiani l’uovo rimanda alla resurrezione di Gesù, il quale torna dalla morte e riporta alla vita non solo il suo corpo, ma soprattutto l'anima dei credenti, la quale viene liberata dal peccato commesso all'alba dei tempi, quando Adamo ed Eva mangiarono il frutto proibito.
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L'AGNELLO
Se l'uovo è il simbolo della vita, l'agnello invece rappresenta il sacrificio compiuto da Gesù, che nonostante fosse il Figlio di Dio si fece crocifiggere per la salvezza dell'umanità.
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LA COLOMBA
La candida colomba è stata utilizzata nei secoli per simboleggiare la Pace e lo Spirito Santo, cioè una delle tre Persone che per i cristiani formano l'essenza di Dio, il quale sarebbe Padre, Figlio e, appunto, Spirito Santo.
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IL CONIGLIO
Il simpatico coniglio è richiamato dalla religione cristiana, dove prima la lepre e poi il coniglio bianco divennero simboli di prolificità ; infatti i conigli fanno tanti cuccioli...e di rinnovamento, visto che questi animali cambiano il pelo durante le stagioni calde e fredde.
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L'ULIVO
L'ulivo non solo è un simbolo di pace, ma durante il periodo pasquale ricorda la Domenica delle Palme, cioè la domenica prima di Pasqua in cui Gesù, entrando a Gerusalemme, venne accolto da una folla festante che lo salutava con rami di palma e ulivo.
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LA CAMPANA
La campana rappresenta la festa, la gioia con cui i fedeli celebrano la Pasqua e la resurrezione di Gesù. Infatti le campane, la domenica di Pasqua, suonano motivi allegri e festanti.
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LA CROCE
La croce è il simbolo stesso di Gesù e della Cristianità. Sotto l'impero romano, la croce era uno strumento di tortura dove il condannato veniva appeso e lasciato morire lentamente. Gesù, che viveva in una provincia romana, la Palestina,venne condannato a questa fine e dopo la Sua resurrezione il cristianesimo utilizzò questo oggetto di dolore e sofferenza come simbolo del proprio Credo.
Pasqua
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Pasquale n.15 -Salva ti nò tuc' (Salva tu tutti noi)
Il Signore disse a Noè:"Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ho visto che sei giusto davanti a me, in questa generazione". ( Genesi 7:1)Noè non conosceva né il giorno né l'ora del diluvio e i suoi figli lavorarono all'arca per un secolo senza ulteriori comunicazioni da parte del Signore fino al momento di entrare."Entra."Una volta all'interno Noè fu salvato dall'esplosione dell'ira di Dio e delle acque del suo giudizio su un mondo violento, corrotto e che odiava Dio.
L'arca offrì salvezza solo a otto persone, ma Cristo che morì per noi in croce divenne un Noè migliore che sacrificò sé stesso per offrirci la salvezza.
In Cristo soltanto possiamo trovare conforto e riposo per la nostra anima e un rifugio sicuro nella frenesia della vita quotidiana. Quando Noè, la sua famiglia e gli animali furono entrati nell'arca "Il Signore li chiuse dentro" (Genesi 7:16) per proteggerli dal diluvio.Non temere quando Dio" ti chiude dentro" per un certo periodo.
Confida in lui e attendi che sarà lui stesso a dirti quando sarà il momento per uscire, come quando Noè libero` la colomba dall'arca che tornò con l'ulivo simbolo dell'avvenuta riconciliazione con Dio.Per suggellare l'alleanza,al termine dei 40 giorni di diluvio nel cielo appari` l'arcobaleno segno che Dio dà a Noè e tutti gli esseri viventi come promessa che una simile distruzione non si ripeterà mai più dando così una seconda possibilità per il creato.
Pasquale n° 15
Reparto Dossorovina
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Pasquale n.16 -Il tuo sguardo sul mondo
L’idea per il nostro Pasquale è nata da una ricerca fatta sulle Chiese cristiane nel mondo.
Abbiamo scoperto che addirittura in Cina ci sono tanti cristiani e, di questo paese così lontano, ci ha incuriosito la chiesa cattolica di San Paolo a Macao, della quale sono rimaste solamente la facciata e la scalinata.
Poi ci siamo chiesti: “Cosa sappiamo fare in totale autonomia noi ragazzi di prima media?” e la risposta è stata: “Con lego e puzzle siamo bravi, non abbiamo bisogno di nessun aiuto”!
Abbiamo quindi deciso di riprodurre con i lego alcune Chiese cristiane sparse in giro per il mondo.
Sul nostro Pasquale sono rappresentate, oltre a quella cinese, la Cattedrale italiana di Santa Maria Assunta, che è famosa per il suo campanile (la torre di Pisa), la cattedrale di Notre-Dame di Parigi, la Sagràda Famìlia di Barcellona, la cattedrale di St. Paul a Londra e la Catterale di Sant’Isacco a San Pietroburgo.
La chiesa di St. Paul è anglicana e quella di Sant’ Isacco è Ortodossa. E allora ci siamo chiesti: quali differenze ci sono tra cattolici, anglicani e ortodossi?
Innanzitutto fino all’anno 1000 la Chiesa Cristiana era indivisa, quindi non è stato Gesù a voler fare distinzioni; sempre continuando la nostra ricerca, ci siamo resi conto che Gesù è risorto per tutti i cristiani del mondo compresi anglicani e ortodossi ed è risorto anche per noi ragazzi, indistintamente, senza guardare la bandiera del paese da cui proveniamo. A proposito di bandiere, per quelle abbiamo riutilizzato un “gioco puzzle” che avevamo nell’armadio da qualche anno.
Gesù ha dato la sua vita per noi, ha sconfitto la morte ed è risorto salvando l’umanità dal peccato.
Siamo arrivati alla conclusione che per Gesù, noi ragazzi siamo tutti uguali.
Al di là delle guerre create dagli adulti ,che purtroppo ci sono in tutto il mondo, per Lui siamo tutti suoi figli, indipendentemente da dove proveniamo.
Sia che viviamo in uno dei reparti di Bormio, o che viviamo in uno degli altri Paesi del mondo, Lui da lassù ci guarda, ci guida e ci protegge. Saper di poter contare sempre su un Amico così grande, ci dà forza e coraggio. Speriamo di poter avere, un giorno, un mondo senza guerre, con tutti i bambini e i ragazzi con gli stessi diritti e che il Suo sacrificio possa essere ricompensato.
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Pasquale n.17 - Lascia la Sua impronta
Ognuno porta in sé un'impronta che lo rende unico, un segno che lo distingue e che lascia una traccia nel suo cammino.
Abbiamo cercato, insieme alle nostre famiglie, le persone che hanno piantato un seme nel nostro oratorio e nella nostra comunità: la loro impronta: fatta di sorrisi, testimonianze, amicizia, servizio, grinta, passioni, dolcezza e fede.
Semi che dobbiamo continuare a coltivare e far fi orire.
Ne abbiamo trovate tante, davvero tante, e abbiamo scelto insieme quelle che portiamo nel cuore. Invitiamo anche te a pensare, a cercare e a scoprire le loro storie raccontate nel nostro pasquale.
Vorremmo che ciascuno potesse lasciare la sua impronta: c'è posto per tutti nella storia della nostra comunità!
Allora tu lascia la tua impronta ma, soprattutto, lascia la Sua impronta.
Almeno un trattino deve combaciare con l'impronta di Gesù, se Vuoi davvero essere felice e imparare ad amare come Lui ci ha amati, facendosi uomo, morendo per noi sulla croce e risorgendo la mattina di Pasqua.
Vuole essere questo il nostro augurio: guardare alle persone che hanno reso bella la nostra comunità e portare nel cuore e sulle dita almeno un pezzetto dell'impronta di Gesù, ogni giorno, per diventare Impronta per gli altri.
Pasquale n. 17
reparto Dossorovina
20 aprile 2025
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Pasquale n.18 - Resurrectio patientium (La Risurrezione appartiene ai Pazienti)
La Risurrezione appartiene ai Pazienti: questa frase sintetizza una delle verità più profonde della cristianità. Chi resta saldo nella fede, anche attraversando prove e ostacoli che rallentano il passo, sarà ricompensato con la vita eterna. Proprio per mettere al centro la virtù della pazienza abbiamo reso protagonista del nostro Pasquale la chiocciola, animale lento per antonomasia. Essa ci ricorda che la fede rappresenta un valore che stona con il mondo moderno in cui si ha “prescia de far tot”: ci riporta alla vita lenta, ad una vita in cui rivolgiamo lo sguardo verso il cielo e verso gli altri, perché nella fede, come in ogni rapporto, sono necessarie le piccole attenzioni di ogni giorno per mantenere viva la fiamma della relazione.
Nascosto nel vorticare del suo guscio, il Dio Creatore ha voluto lasciare la sua firma, non solo nella perfezione della sua spirale, ma anche nella sua funzione: durante il buio inverno, la chiocciola si ritrae nella culla della terra, chiudendosi completamente dentro il suo guscio. Ma proprio quando sembra non esserci più speranza, allo sbocciare della primavera scosta la pietra del suo sepolcro e rinasce alla vita. Per questo, per i primi cristiani, la chiocciola è stata per lungo tempo simbolo di Risurrezione. Una bella raffigurazione di questo antico segno è presente nel mosaico della chiesa di Aquileia, che abbiamo voluto riprodurre.
Nel corso dei secoli, questo si è progressivamente perso, e oggi, sentendo questo termine, il pensiero corre subito al simbolo @ nelle email. Ma qual è davvero la storia di questo curioso segno? Si ritiene che il simbolo @ sia nato come abbreviazione della preposizione latina ad, “verso”, ma che venisse anche utilizzata nei documenti mercantili come unità di misura e di prezzo. Il simbolo è poi riapparso nell’era informatica, dove ha assunto un nuovo significato: quello di indicare a quale computer appartiene un determinato utente, tradotto in inglese come at, “presso”. La chiocciola, in questo senso, può essere vista come un simbolo spirituale: ci ricorda il nostro stare presso Dio, l’unico in cui possiamo trovare la vita vera. Allo stesso tempo, rappresenta un invito alla comunicazione, al trasmettere la verità, una parola che per essere autentica ed efficace deve sempre attingere da Lui, fonte di ogni bene. La comunicazione però deve avvenire tra due interlocutori: se da una parte c’è la parola, dall’altra ci deve essere l’ascolto. Ed ecco che ritorna un’altra volta la forma perfetta della spirale: il nostro orecchio, altra firma del Dio Creatore che in questo modo ci dice che la Parola diventa efficace se recepita da un orecchio attento, che sappia ascoltare e non solo sentire.
Infine, con la chiocciola vogliamo ricordare un’ultima immagine: la comunità dei battezzati come una spirale in movimento, che converge verso Dio, centro vivo e pulsante di tutta l’esistenza. Non siamo semplici individui che credono, ma un popolo convocato, figli chiamati per nome. È un cammino che ci avvicina sempre di più a Lui e, allo stesso tempo, ci rende più vicini tra noi. In un mondo che spesso ci divide e ci disperde, Dio ci chiama a tornare al centro, a radicarci in Lui. Solo uniti a Dio possiamo davvero amare gli altri, servire con gioia, costruire fraternità e portare al mondo il Vangelo.
In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo.(Atti 17,28)
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Pasquale n.19 -Doniamo per costruire amore
Cos’è una goccia d’acqua se pensi al mare?
Una qualsiasi opera di bene che decidiamo di compiere (VERSARE L’ACQUA), sebbene ci possa sembrare piccola o semplice (GOCCIA), in realtà insieme a tante altre muove una quantità inestimabile di amore (MARE). A volte è semplice donare amore (SCALA COMODA), lo facciamo in modo spontaneo e con entusiasmo; altre volte ci costa fatica e sacrificio (SCALA IMPERVIA), ma in entrambi i casi incontriamo il VOLTO DI CRISTO. Attraverso il Suo amore gratuito e incondizionato sperimentiamo l’essenza dell’essere amati: siamo accettati ciascuno così com’è. Questo è il vero amore da donare. Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. (1Gv 4, 7) Anche noi allora alimentiamo questo circolo virtuoso del donare, ognuno nella misura in cui riesce, partendo dalla nostra comunità. A tutti è capitato di attraversare momenti bui, in cui abbiamo esperito “una piccola morte”, finchè qualcuno ci ha fatto cogliere e RACCOGLIERE l’amore in una delle sue varie sfaccettature (DIVERSI COLORI DEI SECCHIELLI) donandoci la forza per rinascere (VITA dei PESCI), purificati dal peccato (ACQUA PURIFICATRICE) per investire e credere nuovamente nella vita. (SALIRE NUOVAMENTE LE SCALE PER VERSARE ALTRA ACQUA) I MATTONCINI ci ricordano che anche un piccolo gesto può fare la differenza, infatti un grattacielo immenso comincia proprio da un mattone. Il nostro progetto di vita è contraddistinto da una presenza fondamentale: L’AMORE DI DIO. Lui ci ama sempre, nell’esistenza terrena ma ci dona anche la speranza della resurrezione perché l'amore perfetto scaccia il timore. (1Gv 4, 18) (GERMOGLIO, dopo la stagione invernale)
Reparto Dossorovina Buona Pasqua!
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Pasquale n.20 - GLI OCCHI NEGLI OCCHI
Un bimbo si riconosce negli occhi della mamma, trova amore, rifugio, protezione
e guida.
Una persona cristiana dove può posare il suo sguardo per trovare se stesso, per
esprimere il dono della vita che porta dentro di sé?
“La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche
tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso.
Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto
luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando
la lampada ti illumina con il suo fulgore”. (Lc 11, 34 – 36)
Nella Bibbia, la parola “corpo” indica la persona nella sua totalità, in tutte le sue
dimensioni. Dove dunque guardare, dove rivolgere lo sguardo, dentro quali occhi
possiamo tuffarci per nutrire la nostra luce? Perché se riempiamo il nostro sguardo
di bellezza, di giustizia, di gesti buoni, anche i nostri pensieri saranno limpidi,
i nostri comportamenti orientati a bontà e accoglienza.
Gesù guarda e ama.
A volte nel Vangelo, lo sguardo di Gesù esprime più delle sue Parole. Nell’incontro
raccontato dall’evangelista Marco, prima ancora di rispondere all’uomo che
lo chiamava Maestro e che voleva avere la vita eterna, “Gesù, fissatolo, lo amò”
(Mc 10, 21); prima di ogni giudizio, valutazione, pensiero critico arriva l’amore,
l’accoglienza.
Gesù educa e orienta gli occhi dei suoi amici.
In un’altra situazione, gli occhi di Gesù si rivolgono con compassione alla donna che
“mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli” (Lc 7, 44); ed
invita anche l’amico Simone a vedere quel gesto. Così facendo, educa il suo amico
ed educa anche noi ad affinare lo sguardo, a fare attenzione ai gesti di bontà, di cura
che altri compiono intorno a noi.
Possiamo fare nostro questo stile: vedere e chiederci, di fronte a situazioni importanti,
alle scelte da fare e, ancora prima, rispetto alle persone che incontriamo, come
Gesù guarderebbe, come si comporterebbe se si trovasse al posto nostro.
Gesù purifica e guarisce.
Nella sua vita, Gesù ha incontrato più volte delle persone, i cui occhi erano chiusi,
malati. Senza cercare motivi o colpe della cecità, Gesù li ha guariti. “Egli sputò
per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli
disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato). Quegli andò, si lavò
e tornò che ci vedeva”. (Gv 9, 6-7) Lo stupore dei presenti si esprime allora con
questa domanda rivolta all’uomo guarito: “Tu, che cosa dici di lui, dal momento che
ti ha aperto gli occhi?”. (Gv 9, 17)
Anche da Risorto, Gesù attira i nostri occhi su di sé, come fece con i discepoli
sul cammino di Emmaus: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la
benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo
riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: “Non ardeva
forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci
spiegava le Scritture?”. (Lc 24, 30-32)
Gli occhi negli occhi: il cammino del cristiano si gioca in questo continuo scambio
di sguardi, da Gesù che guarda con amore la nostra vita, che attira su di sé i nostri
occhi, per poi spingerci oltre, a perdita d’occhio sul futuro, pensando all’eternità.
A noi, come fidanzati innamorati, il desiderio e la creatività di incontrare l’Altro,
di cercare il luogo segreto dove la luce negli occhi della persona amata brilla di più.
La sua Parola, i suoi gesti, i suoi silenzi: la cima di una montagna, un tramonto, una
chiesa, un’opera d’arte, una stanza in casa nostra, l’intimo del nostro cuore possono
essere tempio dove il “miracolo” si compie nei nostri occhi.
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Pasquale n.21 - Armonia del tempo
All’inizio c’erano il silenzio e le tenebre. Non un vuoto, ma un buio immenso, come uno spartito ancora
intonso in attesa che un compositore vi scriva la sua magia.
«In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio
aleggiava sulle acque. Dio disse: "Sia la luce!” . E la luce fu.”» ~ GENESI 1:1-3
Ecco la prima nota suonata sullo spartito del tempo, e tutto ebbe inizio: luce, mare, cielo, terra, animali,
uomo: ogni elemento al suo posto, in un equilibrio perfetto. Al centro di questa grande armonia c’è un
violoncello. Non è soltanto uno strumento musicale, ma l’incarnazione della melodia di Dio: una musica
eterna e celestiale.
Una melodia delicata. Non impone, ma ispira. Guida gli ingranaggi che rappresentano le persone, i popoli,
le culture; ognuno con la propria forma, la propria velocità. Da soli restano fermi, ma insieme, vengono
mossi da una forza invisibile.
Questa forza è la Fede. Non un concetto astratto, ma una fiducia viva in qualcosa di più grande, che ci
spinge a continuare anche quando il cammino ci appare incerto. È questa fiducia che mette in moto gli
ingranaggi: volti, mani, culture. Diversi, ma che cooperano sinergicamente nel fluire del tempo: un filo
sottile che ci lega all’eternità, un peso che scivola silenzioso e non torna indietro; visibile e concreto, un
richiamo silenzioso alla fragilità e bellezza di ogni attimo.
«La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.» ~ EBREI 11:1
Allo scorrere inesorabile del tempo, due figure si avvicinano. Sono diverse, ma si muovono l’una verso
l’altra. Non si fondono, non diventano una sola, ma si ritrovano per un istante.
Sono le statue di Ali e Nino: si sfiorano per un momento e poi si separano, senza perdere la propria identità.
Simboleggiano due individui con realtà distinte, due figure che, pur incontrandosi, non cercano di
prevalere l’una sull’altra, imparando a coesistere.
Questa è forse la sfida più grande: vivere insieme senza annullarsi, trovare armonia senza perdere la propria voce.
«Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così noi, pur
essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e ciascuno è membra dell’altro.» ~ ROMANI 12:4-5
È la melodia del violoncello che ancora oggi tiene insieme il mondo, anche se a volte non ce ne accorgiamo.
E così, mentre gli ingranaggi si muovono e il tempo scorre, il violoncello continua a suonare. Forse oggi quel
suono ci sembra più lontano. Il mondo appare più caotico che armonioso, ma la melodia di Dio non si è mai
fermata. È ancora lì. È la fede che si fa suono. È la speranza che continua a muoversi con noi.
Siamo ancora capaci di avere fede nell’armonia creata da Dio?
Armonia del Tempo
Pasquale n°21 Buona Pasqua!
Antichissima tradizione di Bormio, nata da un rituale arcaico , le prime testimonianze risalgono al 1606, dove inizialmente la tradizione era legata a preparare e cucinare un agnello da distribuire il giorno di Pasqua in piazza del Kuerc.
I pasquali sono pesanti carri allegorici in tema religioso, portati a spalle da giovani del paese, tutti vestiti con il costume tradizionale bormino.
La sfilata attraversa tutta la via Roma, partendo alle ore 10.00 da piazza V Alpini, per terminare in piazza del Kuerc dove le opere rimangono esposte un paio di giorni.
I Pasquali sono il modo tutto bormino, per festeggiare la pasqua.